domenica 28 agosto 2016

Capurso (BA) - Santa Maria del Pozzo di Capurso


L’immagine trovata nel pozzo, fu collocata dal Tanzella nella sagrestia della nuova cappella, che non era stata ancora completata. Da questo piccolo provvisorio trono di gloria, la Madonna cominciò ad operare i più strepitosi miracoli. 

Tutti i miracoli della Madonna del Pozzo finirono per farla incoronare il 20 Maggio del 1852.

La corona ha sempre rappresentato il massimo traguardo di tutte le aspirazioni umane. Hanno voluto essere incoronati di oro e di gemme i re, gli imperatori, i poeti, gli eroi, gli atleti, ecc... 

Volle sul capo una corona, ma di spine, persino l’Uomo Dio nel momento cruciale della sua vita terrena.

Da queste premesse risulta evidente perché nella Chiesa Cattolica si cominciò fin dai tempi antichi a coronare le immagini sacre.

Le immagini più antiche all'inizio furono coronate in oro personalmente dai Pontefici romani; ma con l’andar del tempo tali cerimonie, essendosi moltiplicate, furono affidate al Capitolo Vaticano senza nulla perdere della loro fastosità.
Tale onore toccò anche all'immagine della nostra Madonna del Pozzo che,
si era clamorosamente imposta alla devozione dei fedeli e all'attenzione dello stesso pontefice Pio IX. Se grande era stato il rumore della notizia dell’incoronazione, più grande fu il fervore dei preparativi, che non dovevano essere affatto inferiori alla importanza della cerimonia.


Ci sembra opportuna una precisazione: tutte le notizie riguardanti l’incoronazione ci sono pervenute solo attraverso il programma preparato dagli organizzatori e da documenti sparsi, venuti alla luce in questi ultimi anni.


I festeggiamenti ebbero inizio con il triduo di preparazione. La mattina del primo giorno, lunedì 17 maggio, pontificò solennemente mons. Michele Basilio Clary, arcivescovo di Bari; Il secondo giorno il pontificale fu celebrato da mons. Giuseppe dei Bianchi Dottula, arcivescovo di Trani e Nazaret. Il 19 maggio, vigilia della festa, il pontificale spettò a mons. Giuseppe Maria Mucedola, vescovo di Conversano, e teneva il pulpito D. Francesco Saverio Abbrescia, canonico della Real Basilica di S. Nicola di Bari e membro dell’Accademia romana di religione cattolica.



Anche le vie del paese erano state abbellite con fantasmagoriche luminarie di stile gotico che la notte spandevano tutt'intorno aria di festa. Questa decorazione partiva dalla piazza e si snodava lungo tutta la strada che portava al convento, la cui facciata era illuminata a giorno da un gran prospetto, sormontato da una statua che rappresentava la Religione e da medaglioni raffiguranti la Vergine SS. del Pozzo, il papa Pio IX e il re Ferdinando II, mentre l’ingresso del convento era rivestito da un frontone, ai cui lati furono allestite due orchestre. Il 20 maggio, giorno dell’incoronazione tanto atteso, fu tutto religioso.


Vergine SS. del Pozzo immaginetta del 1906
All'ora stabilita il card. Mattei fu prelevato processionalmente dalle sue stanze e accompagnato da tutto il clero presente in sagrestia, dove indossò piviale e mitra per dar inizio alla solenne cerimonia.

L’ingresso in chiesa fu quanto mai trionfale; preceduto da numerosissimo clero regolare e secolare, il Cardinale avanzò lentamente verso l’altare con i due Prelati assistenti al trono, i canonici del Capitolo Vaticano Alberto Barbolani e Lorenzo de’ Conti Lucidi. Il Provinciale degli Alcantarini di Lecce portava su un vassoio d’argento le due corone d’oro. Ai piedi del trono il Cardinale, presenti il regio notaio, il sindaco apostolico degli Alcantarini e due testimoni, previo l’interrogatorio di rito, consegnava le due corone al Provinciale, e per lui ai Frati Alcantarini, che da quel momento ne diventavano depositari e responsabili.

Letto alla presenza di tutti l’atto notarile, compilato dal notaioD. Ermenegildo d’Alessandro di Capurso, e promulgate le indulgenze concesse dal sommo pontefice Pio IX, le due corone furono benedette e portate processionalmente all’altare della Vergine per essere depositate accanto ad esso, secondo quanto prescritto dal Rituale.

Venne finalmente il momento culminante di tutta la giornata. Celebrato il pontificale, il card. Mattei riprese piviale e mitra, e dinanzi al trono della Vergine recitò le preghiere di rito. Intonata poi l’antifona «Regina Coeli laetare», sali devotamente i gradini del trono e con le mani tremanti tra l’osanna dei cori, il suono dell’orchestra e l’applauso frenetico e incontenibile della folla, che gremiva e circondava la Basilica fino all’inverosimile, depose le due artistiche corone sul capo del Bambino e della Vergine del Pozzo.

Seguì una devota e ordinatissima processione nella quale si volle portare in trionfo l’immagine lignea della Madonna del Pozzo appena coronata.


SANTUARIO / BASILICA

Quello che più colpisce l’occhio del visitatore, è la imponenza delle masse esterne e la coerente unità delle parti: la Basilica e il convento formano un meraviglioso complesso armonico che s’innalza, bianco di calce e ricco di motivi architettonici, in una vastissima piazza.

La facciata della chiesa, leggermente avanzata sul resto dell’edificio, si eleva poderosa su due enormi pilastri che si prolungano nella seconda campata, per reggere il composito cornicione, sul quale poggia un timpano di gusto barocco.

Sulla porta centrale, si apre un finestrone, che, crea un certo movimento di masse. Tra la porta e il grande finestrone, che dà luce all’interno trova posto un’elegante nicchia nella quale è stata collocata una statuina della Madonna, scolpita in pietra dal mastro cegliese Giuseppe Vitulli nel 1769.

Dietro le basse volute del timpano si affaccia, modesto e snello, il campanile sormontato da una cupoletta di richiamo moresco.

L’interno rispecchia la grandiosità esterna. La pianta ha forma basilicale con cappelle laterali grandi e piccole, e con pilastri che creano un ritmo serrato di vuoti e di pieni, caratteristico nelle chiese del Seicento classico. Tutta la costruzione è in tufo locale ma il rivestimento di marmo crea un effetto pittorico veramente raro, grazie al gusto e all’arte dei vari maestri marinisti. Fino al 1853 dalle mura della chiesa pendevano, ben distribuiti, dieci medaglioni dipinti su tela incollata su legno duro di forma ellittica con cornice a colori e fregi indorati: la loro grandezza è di m. 3,70 per 2,90.


I quadri rappresentano dieci dei più insigni miracoli operati dalla Madonna del Pozzo e scelti tra quelli del processo mandato a Roma, per ottenere la solenne incoronazione in oro. Furono eseguiti nella Scenografia di S. Carlo in Napoli.

Oggi questi medaglioni si possono ammirare nella cappella del Pozzo.

L’altare maggiore, addossato alla parete di fondo, è ancora più splendido: rifulge di marmo bianco, giallo oro, verde antico, barolè di Francia ecc. Ai lati esso è sormontato da due angeli portacandelabro in tutto tondo di marmo statuario, come il bassorilievo raffigurante la Madonna del Pozzo a mezzo busto, posto al centro del paliotto.

Esso è consacrato alla stessa Madonna e Gregorio XVI, in considerazione dei numerosissimi miracoli operati dall’immagine prodigiosa, lo dichiarò Privilegiato Quotidiano Perpetuo per tutti i sacerdoti celebranti, con Breve 28 maggio del 1839.

Ben armonizzata con l’altare, a ridosso della parete, si innalza la monumentale ed artistica Cona che racchiude l’affresco trovato nel pozzo. Con la costruzione della basilica la storia del nostro Santuario si fa più lineare. Innanzitutto bisogna ricordare che l’affluenza al Santuario cresceva sempre più non solo nelle grandi ricorrenze della festa d’agosto, dell’ottava e delle due successive domeniche di settembre, ma si infittiva anche durante tutto l’anno: toccava punte massime, con scene commoventi di fede, quando giungevano di lontano le comitive a piedi in maggio o in agosto. 

Foto storica della Basilica (clicca sull'immagine)

Di questo vasto movimento ci resta una indicativa testimonianza nei numerosi donativi in oro, argento e pietre preziose che ogni anno i miracolati offrivano alla Vergine del Pozzo in segno di gratitudine, tanto che gli Alcantarini furono costretti a creare appositi registri.


Dopo il 1799, le elemosine andarono sempre più diminuendo a causa della generale indigenza e delle idee rivoluzionarie e giacobine diffuse dai soldati francesi. Ci resta un elenco significativo delle personalità che in quel periodo vennero a Capurso in forma ufficiale. L’elenco, ripreso da un «album» che il Signor D. Ernesto De Mario, cancelliere comunale, conservava gelosamente.


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