Titoli Mariani


I mille titoli di Maria

Desidero mettere a disposizione dei lettori de “La Perfetta Letizia” quanto il più illustre mariologo italiano, Stefano De Fiores, ha risposto ad un devoto mariano che gli chiedeva una sua opinione circa i mille titoli di Maria: “Il fatto che pone sul tappeto il lettore di Brindisi è innegabile. Basta prendere l’indice di una carta turistica – ha esordito – o l’elenco dei 1.500 santuari mariani d’Italia per accorgersi della straordinaria varietà dei titoli conferiti a Maria. Diamo alcuni esempi, attenendoci ai santuari della sola Sicilia. Vi troviamo titoli legati alla vita di Maria (Immacolata, Annunziata, Addolorata, Assunta…), ai suoi interventi a favore degli uomini (Madonna delle grazie, dell’udienza, dell’aiuto, della consolazione, dei miracoli…), a luoghi particolari dove è apparsa o dove è venerata la sua immagine (Madonna della strada, della rocca, del ponte, del piano…), alla meteorologia o alla natura (Madonna della neve, del bosco, della stella…), alle differenti situazioni dell’esistenza umana (Madonna dei peccatori, della catena, della libera, del fervore…).

Talvolta i titoli suonano originali e perfino strani: Madonna di Cacciapensieri (corruzione del nome della contessa De Capenceros), di Buon Riposo (in aperta campagna a Calascibetta), dell’Elemosina (forse corruzione del titolo greco di Eléousa)…

Di fronte a questa molteplicità di titoli si pone il problema della loro origine: che cosa ha spinto il popolo cristiano ad attribuire tante denominazioni alla Madre di Gesù? Il lettore inclina a pensare che questa molteplicità di titoli rischia di far dimenticare che unica è la Madre di Gesù. Talvolta – ha continuato padre De Fiores – nei secoli passati il pericolo è stato reale, come quando due confraternite vennero alle mani per sostenere che la propria Madonna era più grande! Si comprende allora l’ammonimento lanciato nel 1673 da Widenfeld, che mette sulle labbra di Maria queste parole: «Non pensate che io sia altra qui e altra là, altra a Monserrato e altra a Montacuto. Sono sempre la stessa» (Avvisi salutari della beata Vergine Maria ai suoi devoti esagerati, 17).

Oggi però bisognerebbe ammettere nella gente una overdose di ignoranza perché possa concludere dai molti titoli alla moltiplicazione della stessa persona di Maria! 

Il lettore sospetta poi un influsso pagano, – ha spiegato De Fiores – anzi un po’ di idolatria o almeno qualche cosa di magico quando si reputa una Madonna più importante di un’altra, per cui la Madonna di Fatima smuove il popolo, mentre altre statue lasciano indifferente la massa. Niente di tutto questo, se non come pericolo remoto. Il popolo dei battezzati, qualora mantenga un minimo contatto con la comunità ecclesiale, non considera le statue come idoli, ma – come richiamava il concilio di Nicea II (787) – mediante le icone risale alle persone che esse raffigurano. Se la magia è caratterizzata dall’affidarsi ciecamente a forze oscure in opposizione a Dio e dalla mancanza di presenza responsabile nella storia, essa non entra nella preghiera cristiana, che non si basa su gesti meccanici, ma si rivolge a Maria e ai santi, come ad amici di Dio perché intercedano presso di lui.

La risposta alla questione dell’origine dei titoli mariani potrebbe trovarsi in tre direzioni. Innanzitutto – ha concluso il grande mariologo De Fiores – se Maria costituisce un meraviglioso compendio dei misteri della fede, se ella «è per tutti come uno “specchio”, un’icona vivente, in cui si riflettono in modo limpido e profondo le grandi opere di Dio» (Giovanni Paolo II, 8.12.1990), nessuna difficoltà a chiamarla con vari appellativi che la qualificano nella storia della salvezza. Poiché ha partecipato ai principali misteri di Cristo, dall’incarnazione alla croce e alla pentecoste, Maria può giustamente essere chiamata l’Annunziata, l’Addolorata…, oltre che la Madre, la discepola, la cooperatrice di Gesù. Questi titoli le competono perché si riferiscono a particolari momenti della sua vicenda evangelica. Una seconda fonte dei titoli mariani è l’amore, che per natura è un instancabile inventore di titoli e di simboli.

Così si spiegano le litanie lauretane, che il popolo si è appropriato e ne ha fatto un’espressione particolarmente suggestiva. Il linguaggio amoroso – ha precisato De Fiores – non conosce altra misura, se non quella imposta dal Dio di verità. E certo dobbiamo essere attenti alle esigenze della verità – richiamate dai nostri fratelli evangelici – per non riferire a Maria attributi infiniti o riservati a Cristo. Un terzo motivo per attribuire nuovi titoli a Maria sono i suoi interventi nella vita del popolo di Dio. Essi spiegano tanti santuari, che sono il memoriale di un’esperienza di grazia mediante la Madre di Gesù. Maria è un Tu vivo per tanti fedeli che ricorrono a lei nelle necessità e ne sperimentano l’aiuto: sgorgano allora spontanee le invocazioni più belle che puntualizzano ciò che ella è stata in quei particolari momenti.

Attenzione dunque a non ridere di fronte ai titoli mariani. Essi appartengono se non altro alla cultura popolare, dove tutto ha un significato da scoprire.” Tra i tanti titoli mi è piaciuto cercarne uno che viene usato in Mozambico e che ho scoperto leggendo un vecchio articolo di “Madre di Dio” scritto da Bruno Simonetto. “Quando poi la devozione del rosario fu divenuta pratica generalizzata, si regalava una corona nel giorno del Battesimo e un’altra in quello della prima Comunione. I cristiani più ferventi la portavano con soddisfazione appesa al collo e ne facevano mostra nelle pubbliche cerimonie. La Madonna era qui chiamata affettuosamente Mãe Maria (Mamma Maria); e le sue feste erano precedute da novene, da tridui di preghiere e da solenni vigilie.” Ecco come dovremmo chiamarla anche noi occidentali abitanti del nord del mondo che ci siamo un po’ inariditi e dovremmo riscoprire questa dimensione affettiva nei confronti di Maria, sepolta e distrutta dal troppo lavoro o dall’eccessiva razionalità e autosufficienza (
di Carlo Mafera).

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